THE DARK KNIGHT RISES
Di: Christopher Nolan
Con: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Gary Oldman,
Morgan Freeman, Marion Cotillard, Michael Caine, Joseph Gordon Levitt
Genere: Fantasy (171’)
Commento: C’è una scena, un attimo già eternizzato da poster
e merchandising, che racchiude in sé un percorso lungo 7 anni (dal 2005, inizio
della trilogia): Batman e Bane, inquadrati dal basso per sembrare ancora più
grossi, che si scazzottano davanti al simbolo della giustizia di Gotham, solo
sfiorati da una neve dal rimando fortemente simbolico (la purificazione). Uno
scontro tra titani magniloquente, iconico, narrativamente denso e ultra-retorico.
Quattro aggettivi che dal singolo frame traslocano dritti sull’intero iter di
Christopher Nolan, perché tutti si adattano al viaggio da lui consacrato
all’uomo-pipistrello. Subito dopo, quanto tutto si compie, il ricordo va al
primo film, alla scena del commissario, del bambino, del cappotto, di rara
intensità emotiva, per rendere compiuto anche il passaggio della commozione. Vero
gigante di Gotham, questo regista inglese si conferma l’unico attualmente sulla
piazza capace di regalare nobiltà ad un blockbuster, di sistemare critica e
pubblico, di realizzare film indimenticabili, o perché riuscitissimi (è il caso
di Batman) o perché destinati a far discutere (Inception e dintorni…). Per i
batmaniaci questo è un fumetto dall’accento iper-realista, diverso da qualsiasi
altro tentativo precedente a quel 2005, vera e propria data x grazie allo
spartiacque di Batman Begins; per i detrattori, che ora fanno le pulci su
(molto presunti) buchi di sceneggiatura, The Dark Knight Rises (ignobile la
traduzione italiana, per quanto si ispiri a Frank Miller) è un film poliziesco
troppo poco credibile. Il punto non è chi ha ragione: il fatto è che, se oggi
siamo qui a chiederci se “un tizio che gira vestito da pipistrello pestando
criminali a mani nude” (citazione di Lucius Fox nel secondo capitolo della
saga) possa davvero vantare plausibilità nel mondo reale, al di fuori del
baloon, indirettamente già stiamo rendendo merito a Nolan e al suo genio
creativo. E’ il beneficio del dubbio a consacrarlo all’eternità
cinematografica. Sì, questo Batman, il più umano dei supereroi (l’unico
superpotere è un arsenale hi-tech!), non solo è credibile, ma addirittura
agognato in un mondo molto lontano da quello ideale. Vediamo perché, anche
lasciandoci trasportare dall’entusiasmo dell’anteprima, parlare di perfezione
raggiunta non è eresia.
IL RAPPORTO CON IL CONTESTO – Hollywood, lo sappiamo, non ha
mai subito così tanto, come negli ultimi decenni, una crisi di sceneggiature.
Film ripresi dalla letteratura, remake, reboot, nel peggiore dei casi remake di
remake. Nolan è allergico a tutto questo. Batman arriva direttamente dalle
pagine di Bob Kane, certo, ma è un Batman nuovo, oscurato dalla penna di Miller
e rivisto più a fondo da Nolan (meno dark di quanto si creda), creatore di un caleidoscopio
psicologico in multi-cromia che buca il nero in superficie. Novità e quel tocco
di grazia di un regista in stato di grazia (appunto), capace di inventare senza
violentare una correttezza filologica che, nel primo scontro tra Batman e Bane,
si esprime in tutta la sua potenza figurativa. Qualche nerd potrebbe anche
restarci secco; per tutti gli altri è un invito a riscoprire la bellezza della
pagina scritta. Dal cinema al fumetto, un percorso che nessuno, prima d’ora,
aveva azzardato.
IL POTERE DELLA STORIA – Nolan aveva in mano il film
inarrivabile, quel The Dark Knight reso epico dall’ultimo canto di Heath
Ledger, il Million Dollar Joker definitivo. Bene, il regista inglese poteva
vivere di rendita, conscio che al cinema avrebbe fatto comunque soldi a palate.
Invece no, senza il valore aggiunto del Principe Pagliaccio di Gotham, ha inventato
una storia e una trama dall’intreccio mai banale, soppesando personaggi e
caratteri con una semplicità spiazzante e regalando a tre ore di film la
leggerezza di un intrattenimento destinato a farsi ricordare e ri-ammirare. Ci
sono quattro colpi di scena, uno dopo l’altro, che cappottano e rivoltano il
plot senza sembrare inopportuni o, peggio, eccessivi. Con uno solo di questi,
poteva uscirne già un buon film. Inserendone quattro, fino all’ultimo, Nolan
garantisce anima e imprevedibilità al suo capolavoro. Altro che vivacchiare…
L’EROE POCO EROE – Di eroi che falliscono, anzi che
esplicano la loro redenzione e pure la loro spiritualità nell’errore capitale,
è pieno il cinema. Negli ultimi anni l’accelerata è stata persino ostentata. Cominciò
Watchmen, ricordate? Oggi Nolan abbatte una nuova barriera, imponendo al
fallimento spirituale già visto altre volte, il quid che fa la differenza:
Batman è spezzato anche fisicamente, Batman è umiliato, quasi implorante. Ma
resta ipotizzabile, non esce mai da se stesso e dalla parte che il mondo e
l’attesa gli impongono. Solo allora, dall’abisso (letterale e simbolico) può
risorgere. Nessuno finora si era spinto tanto oltre.
IL CRISTO DI GOTHAM – La visione cristiana, invero, è
volutamente forzata. Nessuno nel sacrificio può vedere un’appartenenza
religiosa: se accetta questa deriva, lo fa a suo rischio e pericolo. Tuttavia
il finale resta leggendario: per rendere l’idea dovremmo svelare un passaggio
clou, quindi rimandiamo la chiave di lettura di questa interpretazione alla sensibilità
dello spettatore. Di certo resta il passaggio della liberazione dall’alter ego.
Batman-Wayne è filosofia del doppio ricondotto all’uno, ma solo mediante un
cruciale ed estremo gesto. Quando tutti a Gotham (e oltre) sapranno, la
scissione sarà possibile, anzi auspicabile (Alfred docet).
OLTRE LA TRAMA – Tematiche forti, attualissime. Capitalismo
e oclocrazia, ossia democrazia degenerata, che si perpetua nell’oligarchia
della legge marziale e di processi sommari. Il mercenario Bane è figlio del
terrorismo, paura cardine del Terzo Millennio, perché lo ha aperto (11
settembre 2011), così come Joker lo era dell’imprevisto e della follia “romantica”.
Qui la pianificazione ruba la scena al Caos, per poi ritornarvi, affidandosi ad
un progetto folle nella sua logicità. L’altro punto chiave è l’ambientazione:
il signore della notte regola i conti con la sua città in pieno giorno, alla
luce del sole. Neppure The Dark Knight (che pure vantava parecchie scene “luminose”)
era così abbagliante.
LA PARTE PER IL TUTTO – Un film imprescindibile dalle sue
parti precedenti. Un capolavoro uno e trino, e il termine capolavoro non è forzato.
Nolan ha creato un film unico di sette ore, che però si separa nell’attesa che
crea e nei temi che tratta. The Dark Knight Rises è il colpo di coda
risolutivo, che nobilita pure Batman Begins, da molti (da troppi e troppo
frettolosamente) definito un film spoglio. C’è chi si chiede se la terza parte
della trilogia sia migliore della seconda? Anche qui, come sopra, non è
importante la risposta, ma la dignità della domanda. Se è stato possibile
avvicinarsi a The Dark Knight, di per sé il miglior cine-fumetto della storia a
furor di popolo, o comunque avere dubbi in materia, è perché Nolan ha chiuso un
sentiero definitivo in tutta la sua potenza, senza sprecare una virgola.
NOTE A MARGINE – Hans Zimmer non sbaglia un colpo, la
colonna sonora è una narrazione aggiunta di epicità unica: Zimmer sta a Nolan
come Morricone e Nino Rota stavano a Sergio Leone, in questo western
metropolitano destinato a farsi ricordare anche oltre le, pur indelebili,
immagini. Altro punto esclamativo sta negli effetti speciali: non c’è un solo
passaggio che non sia verosimile, che evidenzi una sbavatura, un errore nella
computer grafica o tecnologia similare. L’Imax esalta la pulizia fotografica di
Nolan. Peccato, ed è l’unica pecca, per il doppiaggio di Bane: serviva una voce
cavernosa e roca, gli hanno dato corde vocali che passano tramite un imbuto
esterno forzatissimo. Tom Hardy, uno che la paura la incute sul serio pur
recitando sempre mascherato, meritava di meglio…
IL BATMAN DI NOLAN NELLA STORIA – In principio fu Adam West,
e il suo Batman onomatopeico. Poi venne Tim Burton e già allora parlare di
capolavoro non sembrava forzato. Ma si parlava di favola (e tralasciamo Joel
Schumacher e le sue ciofeche). Oggi, con Nolan, Batman acquista un valore
letterario. Letteratura da fumetto, ma anche enciclopedia cinematografica.
Hollywoodiana nel midollo (tanto che il count down finale potrebbe, per i più
snob, suonare stonato), questa trilogia esce dai confini del mero blockbuster
per entrare nella storia, densissima e immortale. Chiunque vorrà produrre
fumetti di celluloide, d’ora in avanti, dovrà confrontarsi con Nolan, la sua
Gotham, il suo mondo di crimine, redenzione, sacrificio e risurrezione. Pietra
miliare, senza se e senza ma, destinata a ingigantirsi ulteriormente con
l’ausilio del cannocchiale del tempo.
Da non perdere: Niente è da perdere in questo capolavoro
affrescato da cinefumetto. Piuttosto un consiglio: rivedetevi, di fila,
l’intera trilogia. Il legame tra i tre film è indissolubile.
VOTO: 10 – LEGGENDARIO